L’utilità di uno sciopero su facebook

Torno questo pomeriggio su fb dopo un ban (poi revocato) di 7 giorni che ho deciso comunque di mantenere.
 
Provo a organizzare in maniera più ampia, ma non lunghissima, il ragionamento che ha mosso questa scelta. (Nonostante sia un ragionamento che sbatte costantemente davanti al: ma chi se ne frega, è una cazzata). Inoltre non è nemmeno corretto (tecnicamente) definirlo uno sciopero, perché non deriva da un lavoro. Tuttavia mi sembra il termine più adatto. E spero che questo post serva per ragionarci su. 
 
È molto complesso capire che tipo di meccanismo si mette in moto dietro a questo davanti (che si potrebbe chiamare comunemente interfaccia) che è Facebook.
 
Ritenerlo una semplice app, come può essere maps, o che ne so, è sbagliato. Facebook (insieme a google) è internet, in questo momento storico.
 
Il suo uso, tuttavia, rimane completamente oscuro e non possiamo far altro che subire le sue linee di censura, i suoi algoritmi di visualizzazione, le sue “innovazioni” strumentali (le storie ecc ecc), ma non si sa, se non in grandi linee, come tutto questo funzioni e chi abbia preso determinate scelte che sono poi l’interfaccia che ci consente di prendere le nostre di scelte.
 
Il ragionamento che ha mosso questo “sciopero” personale e mosso in solitaria, di una settimana, risiede nel fatto che l’unico strumento che ho per arginare la totale discrezionalità di Fb è non usarlo.
 
Se non lo si usa non si producono dati, probabilmente non usare facebook per una settimana, una sola persona, inciderà 1 centesimo di fatturato dell’azienda. Forse nemmeno quello. Quindi non è in solitaria che si può intraprendere questa battaglia. È ovvio che anche gli stati non siano, per la gran parte, in grado di comprendere e arginare questo potere (è bastata la nottata di domande fatte a Zuckerberg, per comprendere che quelle domande non avevano nemmeno idea di cosa fosse internet, non solo facebook).
 
Dunque l’unica possibilità che si può avere per influenzare, per prendere parte alle decisioni è non usarlo, ma se non lo uso da solo, se mi cancello da facebook non risolvo niente. Per questo ipotizzo e penso che prima o poi si muoverà qualcosa, che nel mio caso è passata per la censura di un articolo contenente una foto di nudo, ma è stato solo un pretesto.
 
Questo qualcosa che si muoverà, perché prima o poi si muoverà, potrà prendere la forma di una giornata in cui, contemporaneamente 10/20 milioni di persone nel mondo non si connetteranno perché vorranno la libertà di condividere quello che vogliono. In quel caso la perdita economica sarà maggiore e forse qualcosa si muoverà in una azienda privata, che per salvaguardare il proprio profitto asseconderà gli utenti.
 
Questo qualcosa potrà prendere la forma di 10 milioni di persone che disinstallano la app contemporaneamente.
 
Questo qualcosa prenderà la forma di uno sciopero di internet, del solo antico mezzo utile per rivendicare, in quanto fruitori, il proprio diritto di scegliere di cosa fruire.
 
E questa cosa avverrà come è avvenuta nell’alimentazione. Perché è certamente dovuto alla moda che si è diffusa, ma la consapevolezza (E il moltiplicarsi delle allergie e intolleranze) ha imposto un cambio radicale ad aziende enormi, globalizzate e motivate solo da un interesse economico.
 
È possibile trovare un cornetto senza lattosio in quasi tutti i bar, perché tutti hanno iniziato a chiederlo, perché molti hanno scelto di non mangiare un cornetto piuttosto che mangiarlo con il lattosio.
 
Non so in che modo, non so ancora quando, ma questo avverrà sicuramente. E questa settimana di sciopero (così come queste parole) che ho fatto, anche se non è servita a niente, spero che possano gettare un seme da qualche parte, creare la consapevolezza che permetterà, quando succederà, di aderire alle forme di sciopero internazionali che prima o poi prenderanno vita.
 
Bisogna iniziare a pretendere che le cose funzionino come vogliamo che funzionino.

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