Sull’errore

Nei giorni in cui ero in acqua o nei pressi di un bar a bere birra e ascoltare forzatamente Riccione, è uscito l’unico pezzo che ho scritto in questa estate di pausa. E l’ho scritto perché è un lavoro a cui tengo molto e sul quale mi piacerebbe discutere, parlare, ascoltare.

Scrivo di Man Ray e del concetto di Errore che è fondamentale dal punto di vista fotografico, sia perché inserisce all’interno della fotografia quello che alcuni artisti hanno sempre cercato di governare: il caso, sia perché, attraverso l’errore, si riesce a creare uno spazio, un’apertura, che conduce altrove.

Ho scritto su Man Ray su Logoi, potete leggere il saggio breve cliccando qui.

Torno ancora sull’errore. Cosa c’è nell’errore che affascina, che rende tutto meraviglioso? è evidente che questo ramo, che copre i piedi, non ci sarebbe dovuto essere, in una foto perfetta, ma tra tutti gli altri errori infiniti di questa foto, il ramo è quello più evidente. Ma c’è qualcosa nell’errore, nello sbagliare, che mi affascina. è come se il ramo fosse lì per bilanciare il movimento delle gambe verso sinistra. Mi affascinano gli errori, come le persone che non ce la fanno, perché c’è qualcosa della fine nell’errore. Per questo mi fanno paura le foto pulitissime, gli still life, le foto che virano sul bianco. Vogliono allontanare la fine ed eliminare gli errori.

Le sere di fine estate sono fondamentali per tornare ancora sull’errore, per una terza e ultima volta. Le fotografie amatoriali, i selfie, le foto di nudo inviate privatamente in chat, storte, rumorose, raramente sfocate per via dell’autofocus dei cellulari, ma con correzioni del bianco fluo o totalmente virate sul rosso, ecco questo tipo di foto io le amo moltissimo e rappresentano per me, in questo determinato momento storico, uno dei luoghi fecondi di sperimentazione ed esaltazione della fotografia.

László Moholy-Nagy avrebbe probabilmente esordito con foto di questo tipo, o chissà con quale visione che lo avrebbe portato a dire, qualche anno dopo, frasi tipo

“Il nemico della fotografia è ciò che è convenzionale, sono le rigide regole delle istruzioni per l’uso. La salvezza della fotografia sta nella sperimentazione. Colui che sperimenta non ha idee precostituite sulla fotografia. Non crede che la fotografia, come si pensa oggigiorno, sia la ripetizione e la trascrizione esatta della vista ordinaria. Non pensa che gli errori fotografici debbano essere evitati; sono errori banali solo da un punto di vista storico convenzionale”.

È questo l’errore, così come il giudizio sull’arte è, e non può essere altrimenti, storico, anche l’errore è storico e oggi compierlo è difficile, perché la produzione è altissima. Per questo in gran parte è in chi non conosce la storia della fotografia e ciò che la fotografia contemporanea produce, che si può generare, inavvertitamente, qualcosa di nuovo.

Per questo mi piacerebbe guardare, ricevere e poter pubblicare tutte le foto che circolano nelle chat private di tutti quelli che conosco e non conosco, perché lì c’è quello che non so fare, perché lì c’è terreno fertile.

 

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